Tra luci e ombre di un’Inghilterra settecentesca, un orfano dall’animo nobile si guadagna da vivere portando in scena la propria sofferenza. Ha il volto sfigurato per una mutilazione subita nei primi anni di vita, che lo costringe a una maschera di eterno riso. Una bottiglia restituita dal mare farà luce sulle sue origini e sulle contraddizioni di una società corrotta. L’adattamento a fumetti del discusso romanzo “L’homme qui rit” di Victor Hugo, che ha ispirato la figura del Joker.
Joker – Le origini
Forse non tuttə sanno che il famoso Uomo che ride dei fumetti, arcinemico di Batman, il Joker, è ispirato ad un personaggio dell’autore e politico francese Victor Hugo, del suo romanzo L’homme qui rit. Il personaggio del Joker, dal punto di vista grafico, è ispirato infatti all’interpretazione di Conrad Veidt del personaggio di Gwynplaine nel film L’uomo che ride (1928), di cui riprende il fisico slanciato e il sorriso grottesco.
Il romanzo è sicuramente meno popolare di quelli più famosi dell’autore, come I miserabili o Notre Dame de Paris. Se state pensando “wow, lo voglio leggere!”, vi consiglio di rallentare. Nel 1919, George Saintsbury pubblicò il suo A history of the French novel e lo definì il libro più assurdo della letteratura, asserendo che non basterebbero cinquanta pagine per raccogliere tutte le assurdità che contiene.
Il romanzo a fumetti di David Hine e Mark Stafford
David Hine, autore della graphic novel che vi presentiamo oggi, lo ha adattato ed organizzato in maniera stupenda per farlo illustrare da Mark Stafford. L’autore ci consente di conoscere la bellissima storia d’amore tra Gwynplaine e Dea, risparmiandoci le parti sconclusionate e quelle sulle dinamiche interne dell’aristocrazia britannica e sul suo sistema politico.
Mi torna in mente un programma di MTV che probabilmente pochi ricorderanno (sempre che esistessero quando c’era MTV), Pimp my ride, condotto dal rapper Xzibit. Lo slogan diceva “please MTV, pimp my ride!” e automobili pronte per lo sfascio venivano abbellite in modi tamarrissimi. Togliendo la parte tamarra, questo romanzo a fumetti sembra essere la conseguenza della richiesta “please David Hine, pimp my L’homme qui rit!” 😂
La Trama
Protagonista de L’uomo che ride è Gwynplaine, un misterioso ragazzino la cui deformità lo costringe in un perenne sorriso. Chiede aiuto all’anziano Ursus dopo che gli è stato vietato di salpare e dopo aver trovato Dea, neonata, tra le braccia della madre morta assiderata con un seno scoperto nell’atto di allattarla. Ursus, medico e teatrante, sempre accompagnato dal suo fedele lupo Homo, crescerà i due fino a quando scoprirà la verità su Gwynplaine.
La storia è decisamente affascinante, non si tratta solo di una dolcissima storia d’amore, ma anche di una storia di umanità. Lo definirei un trattato sul significato del termine famiglia, oltre che un trattato politico. Già, perché, come in ogni storia interessante, le cose non sono semplici come sembrano. E da Victor Hugo non ci si può aspettare altro. Intrighi di potere e tragicità da fare invidia a Game of Thrones sono delineati in modo sempre più preciso scorrendo le pagine. La corruzione della società è messa a nudo dal più improbabile dei personaggi, un fenomeno da circo, di cui è impossibile (per i “normali”) prendere sul serio le parole, pronunciate con un grottesco ghigno sul volto.
Chiunque abbia letto Notre Dame de Paris, non si stupirà dell’emozionante e drammatico finale.
I Disegni
Come avete visto, i tratti delineati da Mark Stafford sono davvero originalissimi e perfettamente in linea con l’aspetto bizzarro del protagonista, Gwynplaine. La loro particolarità li rende capaci di coinvolgere il lettore come se i personaggi fossero vivi, un po’ come si percepiscono come reali i protagonisti di un sogno, in cui, non importa quanto sembri assurdo, tutto è reale.
Impagabile l’espressività di ogni personaggio grazie allo stupendo stile e all’abilità nel rappresentarli. Ognuno di essi sembra estremamente finto ed estremamente reale al tempo stesso, grazie al contrasto tra lo stile del disegno e la loro straordinaria complessità di caratterizzazione. Anche il personaggio apparentemente più insulso può rivelarsi fondamentale ai fini della trama (qualcuno ha detto Samwise Gamgee?) e in certi casi qui è il disegno ad anticiparne la rilevanza, prima ancora del testo.
Spero di avervi incuriositi, io prima di leggerlo lo ero molto e ne sono rimasto entusiasta!